Mattino presto.
In tuta, Anna comincia a correre lungo la strada che porta alla spiaggia. Il mare da sempre le fa una gran compagnia e mentre gli va incontro respira forte un’aria che sa di alghe. Da piccola la nonna la portava sempre con sé a passeggiare lungo la spiaggia,estate ed inverno, quando non c’era ancora nessuno. “Respira forte, apri i polmoni senti l’odore del mare!” le diceva. Mentre macina veloce i chilometri con passo sempre uguale e forte si sente bene, benissimo. E’ in forma, forte, decisa e risoluta: impossibile che lui sia tornato, come un un amante lontano e dimenticato, che ha causato dolore e perdita e bussa di nuovo alla sua porta. Qualsiasi cosa sia ce la farò anche questa volta si dice. E vorrebbe avere qualcuno a cui prometterlo.
Studio di Anna
Ci sono telefonate Francesca? “Si dott. ssa, il signore di ieri, Victor Salinas , sono due volte che chiama, dice che è urgente. Vuole che lo richiami e glielo passi subito?” “si grazie, dammi 5 minuti e poi passamelo”
In linea.
“Buongiorno sig.Salinas, sono la dott.ssa Finzi, che succede?” “Dott.ssa, devo vederla assolutamente, subito se possibile” “Va bene, mi raggiunga in studio, presto, perché poi alle 10 devo essere in tribunale” “Arrivo, sono sotto lo studio in realtà” risponde pronto Victor, lasciando Anna perplessa. Dopo qualche minuto bussano alla porta. “Il sig. Salinas è in sala d’attesa” Si alza e gli va incontro “Eccomi qui , prego si accomodi e mi dica cosa le è successo” Il suo cliente è visibilmente frastornato, addosso gli stessi abiti del giorno prima, soltanto più sgualciti. I capelli arruffati e la barba di un giorno, gli occhi allargati e la voce piena di respiri spezzati. “Si calmi Victor” chiamare per nome i suoi clienti in un momento di tensione è un vecchio trucco appreso sui banchi dell’università. Anna si alza, fa il giro della scrivania, gli si siede accanto posandogli una mano sul’avambraccio. “Lo prende un caffè, dai che così mi fa compagnia. Francesca per favore, ci porterebbe per favore due caffè?” chiede parlando in un interfono. “Ma lei è sempre così calma?” chiede Victor osservandola con uno sguardo muto, mentre lei si muove senza fretta e si rimette seduta, dall’altra parte della scrivania, del mare, del confine fra il giusto e lo sbagliato, fra il facile e il difficile, fra lui e lei. “Ma che dice, io non sono calma per niente, sto solo facendo il mio lavoro e farsi prendere dal panico non serve a nessuno” e mentre parla sfiora la parte nascosta dentro di sé che la sta tradendo: succede quando si abbassa troppo la guardia di fronte ad un nemico. Eppure….. Le sembrava di essere scesa a patti con quella malattia: ho già dato e adesso basta si era detta. Una sorta di accordo, non mantenuto evidentemente, perché fatto in solitaria, senza che nessuno che rispondesse lo giuro. Victor la sta guardando, probabilmente aspetta una risposta alla sua storia, alla sua vita. “Allora mi vuol dire cosa è successo?” “Sono andato a scuola di mia figlia per vederla” tira fuori tutto d’un fiato. “Ma è impazzito, ma lei le regole lo sa dove stanno di casa? Ha un ordinanza che glielo vieta non se lo ricorda?” “Me ne frego, va bene? E’ mia figlia e se io voglio vederla la vedo okkkk?” risponde Salinas all’improvviso furente, pieno di rabbia alzando la voce. Ecco che quel suo carattere irascibile torna fuori. Non c’è verso di modificarlo. Come nella storia della rana e dello scorpione. Anna sposta la sedia, si ritrae quasi spaventata. Lui se ne accorge e si spegne immediatamente. Come se qualcuno avesse premuto un pulsante immaginario. Abbassa la testa, se la prende fra le mani “Tanto, da lontano mi ha visto ma ha girato la testa e se ne è andata dall’altra parte. Nemmeno un ciao con la mano” e mentre racconta rivive l’umiliazione di quel momento. Un grande uomo sconfitto da un unico piccolo gesto. Anna percepiva nell’uomo che aveva di fronte una solitudine profonda che aveva in qualche modo a che fare con la sua. Stessa provenienza. La solitudine di chi fa da sempre tutto da solo. Di chi non si concede tempo per capire cosa possa esserci al di là del fossato e rimane chiuso nel proprio castello ad elucubrare sulla vita degli altri. Di chi fatica a connettersi con il mondo esterno. Le prende un desiderio strano di calmarlo, di tranquillizzarlo e all’improvviso, lo studio, la scrivania, quel mondo fatto di certezze dove tutto è sotto controllo gli và stretto. La soffoca. Parla nonostante tutto con voce ferma: “Proviamo a pensarci bene, è importante se vogliamo ottenere qualcosa: c’è qualcuno che possiamo chiamare che attesti la sua integrità e tutta la sua disponibilità a collaborare con chiunque volesse venire a parlare con lei? Sto pensando ai servizi sociali, ad una psicologa, qualcuno che la conosca bene: che possa parlare della parte buona del suo carattere, per capirci.” Victor si alza della sedia, di nuovo in collera: ”E lei cosa ne sa della parte buona del mio carattere come l’ha chiamata. Io non sono buono. Ho sempre fatto tutto da me. Le parole poi non sono mai state il mio forte e lei qui che pretende da me parole su parole. Mia figlia sì, è l’unica che capisce qualcosa di me. Mi sente, senza bisogno di parole. Senza mai giudicare. Le mettevo il naso in mezzo ai capelli quando era piccola e lei stava ferma, immobile. E sentiva dal mio respiro, l’amore che portavo con me per lei. Sua madre ha ragione, non sono mai stato un buon compagno probabilmente. Ma mia figlia non me la devono toccare, lei lo sa come sono io. Lo sente senza bisogno di parlare. Comunque, non ho nulla da nascondere, nulla da dichiarare, come si dice in dogana.” e sorride appena ora, rimettendosi seduto, quasi divertito dalla sua stessa battuta che gli è uscita senza pensare. Anna ascolta, segue lo sguardo dell’uomo che adesso vaga fuori dalla finestra. “Va bene Signor Salinas, mi prometta di non fare più nulla di avventato. Nulla senza consultarmi soprattutto. Sono il suo avvocato e dobbiamo muoverci insieme, ha capito?” Lui sta sorridendo ora, come un giorcatore di scacchi che ha pianificato la sua strategia fin dalla prima mossa; “Allora ho capito bene, ha accettato l’incarico, proverà a difendermi?”
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