Salve a tutti.
Inizia oggi un nostro “esperimento” letterario. Nase un romanzo a puntate e ogni domenica ne pubblicheremo qualche pagina. Un progetto inedito, non nuovo per la nostra blogger Maria Cristina Giorgetti, fondatrice e titolare di Amoriepsiche.
Aspettiamo commenti e suggerimenti su questa storia che apparterrà poi a tutti i lettori del nostro blog.
Grazie a chiunque vorrà leggere e contribuire con la propria fantasia e sensibilità alla realizzazione di questo progetto corale!
Ah…..ovviamente sarà un giallo che parlerà d’amore!
TRE MINUTI DI FELICITà
Personaggi:
Anna Finzi protagonista, avvocato 49 anni. Divorziata, un figlio di 25 anni , Luca che convive con Sandra Ed un figlio, Noah, che ha tre anni
Victor Salinas: sposato con Amanda e una figlia di 11 anni, Carlotta
Francesca : segretaria di Anna
Dott.ssa Mimmi Giangiacomo : ginecologa di Anna
Amanda del Noce, madre di Tommaso
Luisanna del Ponte : presidente del tribunale dei minori
Annalisa Giordani: CTU
Antonella Ferrai, amica da sempre di Anna
PROLOGO
Anna aspetta. L’uomo che sta per comparirle davanti, accompagnato da una guardia penitenziaria, è lo stesso che, forse in un’altra vita, l’ha tenuta fra le braccia. L’uomo al quale ha dato quella parte intima di sé che raramente si riesce a donare. L’uomo che l’ha tirata fuori dalla disperazione, dallo sconforto, dal freddo di un inverno infinito per il suo cuore. Le bastava averlo vicino. Nessuna domanda, nessuna pretesa di cambiamento, o normalità. Si dice che l’amore permetta di trovare qualcosa di nuovo ogni giorno nella stessa persona e questo era quello che le era capitato. In due anni aveva amato uomini differenti, tutti racchiusi in quell’ unico sguardo dal quale non aveva più potuto separarsi. O voluto, che poi è la stessa cosa.
PARTE PRIMA
Era sempre stata un bambina difficile da interpretare. La madre, spesso alzando gli occhi al cielo diceva ”me l’hanno scambiata nella culla, non è figlia mia.” Lei così allegra, empatica e travolgente si ritrovava ad affrontare spesso un esserino silenzioso e a volte quasi triste all’ apparenza. Poi, non rassegnandosi a quella enorme distanza immaginaria che sentiva fra lei e la sua piccola, provava ad entrare in quel piccolo mondo, fatto spesso di sguardi diretti, silenzi, e giochi in solitaria chiusi con lei nella sua cameretta. Entrava in stanza e la bambina la guardava. “Anna che stai facendo? Fai giocare anche me?” chiedeva. Ma la bambina rispondeva sempre educatamente ”Non importa mamma, faccio da sola, in una sorta di avarizia di gesti e sorrisi che la lasciavano ferma sulla porta a domandarsi se fosse normale il modo di fare che aveva sua figlia. A volte lei, mamma adulta di una figlia piccola, si sentiva quasi in difficoltà in ruoli scambiati in un gioco di specchi assurdo eppure sempre reale. Ogni mattina Anna arrivava a scuola precisa, in ordine e con passo determinato; era sempre un po’ seria, concentrata, come se dovesse andare ad un qualche appuntamento importante. La cartella sulle spalle, il passo lungo e gli occhi pronti a sbattere contro chiunque gli si parasse davanti in modo inaspettato. Parlava poco Anna, ma non era mai distratta. Osservava tutto quello che le succedeva intorno e a volte avevi quasi la sensazione, standole accanto, che lei non ci fosse. Eppure era sempre ben presente. Una volta a 4 anni, la mamma le fece vedere un video di quando più piccolina sgambettava nell’acqua del mare. Lei aveva osservato assorta la scena e poi aveva domandato ”Adesso mi fai vedere il video di quando sono grande?” Una follia per un adulto forse, ma un filo logico in una bambina sempre pronta a pensare con la sua testa, fin da piccolina. Crescendo Anna sviluppò l’assoluta convinzione che le parole fossero soltanto “fonte di malintesi” come diceva Saint Exupery attraverso la voce del Piccolo Principe e che le parole scritte fossero più interessanti perché capaci di prendere da sole forme fantastiche: cavalli marini anziché punti di domanda, piccoli sassi per ritrovare la strada i punti di sospensione e nelle parentesi, mani pronte ad applaudire. Per questo motivo forse Anna parlava poco amando invece moltissimo scrivere. Si laureò dottore in legge, a 24 anni con lode. Le parole le erano sempre piaciute e metterle in aula, sul banco della difesa di fronte ad una giuria era quanto di più vicino e adatto alla sua indole potesse fare. Brava, determinata e affidabile incontrò presto il padre di suo figlio Luca, che attraversò la sua vita come una meteora: breve e intenso, fortissimo, ma anche lui infastidito come molti da quei suoi modi silenziosi e da quei suoi occhi sempre puntati addosso pieni di risposte a domande mai nemmeno pensate………