Lunedì mattina
Anna entra in studio e Victor è lì, seduto in silenzio nella saletta dello studio. Francesca le va incontro “E’ da un po’ che l’aspetta, però è stato calmo” riferisce a bassa voce. Anna gli va incontro sorridendo. Per qualche irragionevole motivo non vuole lui pensi sia ancora arrabbiata. “Visto? Sono puntuale, come d’accordo!” Sembra un ragazzino che voglia essere applaudito. Come avesse fatto qualcosa di difficile e speciale: la telefonata di due giorni prima dimenticata, o cancellata, che è la stessa cosa. Anna all’improvviso sente il bisogno di fare qualcosa di diverso con lui. Chissà forse ha un leggero senso di colpa nascosto fra le pieghe della sua pelle per come lo ha trattato la volta scorsa. O forse semplicemente avverte il tempo che le passa sopra e l’intervento sempre più vicino. Guarda il suo cliente, gli punta gli occhi addosso e dice, senza nemmeno rendersene conto: “le va di venire a fare due passi con me?” Quando un evento inaspettato colpisce il naturale scorrere delle cose, non si riesce ad opporre resistenza. Tramortiti ci si lascia portare, come da una corrente nel fondo del mare che con una dolcezza tutta nuova ti sposta, senza che tu debba sforzarti, mostrandoti scenari impossibili e meravigliosi. Una corrente calda e silenziosa legata soltanto al ritmo del tuo respiro. E all’aria che stai consumando e che prima o poi ti obbligherà a risalire in superficie. Victor e Anna, per la prima volta uno di fianco all’altra, guadagnano l’uscita. “Rientro fra un’ora Francesca” avvisa Anna tranquillizzando la segretaria ammutolita, sorpresa da quel comportamento del tutto inusuale e mettendo al tempo stesso dei limiti a quella piccola impresa. Fuori un tempo da lupi, fa freddo e un vento forte taglia la faccia. S’incamminano senza parole verso il lungomare, certi che nessuno oltre loro si avventurerà quella mattina sulla spiaggia. Ma che sto facendo? dice a se stessa. Sono nel mezzo di una causa di affidamento e prossima ad un intervento che non so come andrà a finire e che faccio? E perché mi devo far perdonare da lui? E per che cosa poi? “Allora, qual’era il problema sabato?” Victor la guarda con calma, quasi sorridente. “Ma niente, è passata, è che a me quando mi fanno troppe domande mi dà fastidio. Poi la sua amica non rispetta i patti. Prima mi vuole vedere una volta, poi un’altra, come se non mi credesse. A volte succede che si reagisca così, d’impulso. A lei non capita mai?” e dicendo queste parole la guarda un po’ divertito. Poi continua: “ Non siamo mica programmati per fare sempre tutto perfetto no? Anche le parole non sono sempre prevedibili nella vita non pensa? Le azioni poi….meglio non parlarne nemmeno.” Mentre parla Victor muove le belle mani lunghe, quasi a disegnare nell’aria quello che sta dicendo, come un pittore, o un direttore d’orchestra. Parole che prendono forme, come dentro la sua testa. “Non lo so, Victor, lei è accusato di aver agito in maniera violenta nei confronti di una persona a lei molto vicina: sua moglie. Racconta di un moto diciamo così imprevedibile. In realtà si era appostato dietro una tenda e d’imprevedibile in questa azione c’è bene poco non pensa?” Victor guarda lontano, l’orizzonte del mare “ Anna, posso chiamarti per nome si? Anna, d’imprevedibile ci sono le azioni. L’enigma di un comportamento. Sai cosa significa la parola enigma? Significa INCOMPRENSIBILE. Una parola dal suono difficile, come tutte le parole greche che hanno come significato di base qualcosa sul quale l’uomo non ha potere. Capisci quello che voglio dire?” Anna capisce, anzi, rimane stupita dalle sue parole però ribatte, da donna e da avvocato “ capisco ma ci sono dei limiti a quello che possiamo fare e mettere le mani addosso, a chiunque, è uno di questi limiti. La dott.ssa Giordano sta solo facendo il suo lavoro in ogni caso e non per andarle contro. E’ una brava professionista, super partes e inoltre è la procedura in questi casi. E poi non è mia amica, siamo solo colleghe, da anni. Lei cerchi di essere sincero, di raccontare soltanto la verità” “La verità” risponde Victor senza far caso al fatto che Anna continua a dargli del Lei “la verità chi lo sa dove può nascondersi. In un cassetto, nelle tasche di una giacca, fra le pagine di un libro, dentro le cellule della nostra memoria. E poi, se vogliamo filosofeggiare, non esiste mai un’unica verità. Esiste la mia, la sua e poi una terza, quella vera.” “E allora” dice Anna “Cerchiamo di trovare quella vera, che ci possa aiutare a non perdere sua figlia. E’ questa la cosa più importante no?” Victor non replica, fa solo un cenno con la testa e si guarda la punta delle scarpe. Poi alza il viso, prende il vento in faccia, allunga il passo e le dice “ Rientriamo che lei deve tornare dagli altri suoi clienti” ed è già di nuovo distante, con quel Lei che ristabilisce i ruoli e rimette le cose a posto tra di loro. Da dietro vediamo due persone che camminano staccate, una avanti e l’altra dietro. Poi si affiancano, con le braccia che ogni tanto si sfiorano. Lui è alto e sta un un po’ curvo su di lei che avanza leggera nell’ andamento e un passo deciso. Devi visualizzarli bene per accorgerti della loro presenza. Una coppia come tante altre, vicine con pensieri, paure differenti e dolori nuovi ancora da affrontare ma già dichiarati in tutta la loro forza.
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