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3 MINUTI DI FELICITÀ, BLOG AMORI&PSICHE
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Tre minuti di felicità, 7° puntata

Anna lo guarda dritto negli  occhi:  “Stia fermo,  immobile, non prenda iniziative e non faccia nulla che le passa per la testa. Anzi, se le viene in mente un’azione, respiri, conti fino a cinque e poi faccia l’esatto contrario, ci siamo capiti? Ho deciso di aiutarla ma queste sono le mie condizioni, le vanno bene? Nessuna sorpresa, avventatezza. Il giudice nominerà probabilmente una CTU  e come le ho detto ieri e noi  ci risentiamo appena ho qualcosa da dirle. Va bene? Buonagiornata.” Victor non accenna ad alzarsi adesso: “Cos’è una CTU?” domanda “Non che cosa è“ risponde Anna  “ma chi è.  Un CTU è  un Consulente Tecnico d’Ufficio, una figura professionale di particolare competenza tecnica, nel nostro caso uno psicoterapeuta, che svolge la funzione di ausiliario del giudice durante il processo civile.”“E che c’entra con me?” domanda di nuovo sulla difensiva Victor. Anna  perde la pazienza adesso:“Sig. Salinas, allora non mi ascolta, oppure sono io a non essere chiara. Abbiamo bisogno di qualcuno che parli con lei e  che poi  garantisca per lei. Dopo i fatti che mi ha raccontato bisogna convincere il giudice che si occuperà  della sua richiesta di affidamento che lei è una brava persona, in grado di occuparsi della propria figlia. Che non è un uomo violento che perde la testa. Che non ha problemi di alcool e che sa badare a se stesso e alla sua v​ita. Se tutto questo per lei è troppo me lo dica subito e la finiamo qui. Non ho tempo da perdere e non ho voglia di discutere ogni cosa che dico con lei.” Salinas si alza in piedi, come fosse lui ad avere fretta di andarsene ora: “Va bene, va bene, accetto, ma quanto si scalda accidenti!  Vado via, la lascio lavorare allora. Mi chiami lei  avvocato allora  quando ha notizie va bene?” E se ne va, con un mezzo sorriso negli occhi….. sempre lultima parola deve avere, pensa Anna guardando l’uomo andare via. Ha bisogno di stare da sola. Tutto quello che le sta accadendo è molto faticoso da affrontare, eppure c’è una parte di sé che sa che è proprio il suo lavoro l’unica strada che ha ancora voglia e forza di percorrere. Doversi concentrare su qualcos’ altro è  quello di cui ha bisogno per allontanare il pensiero da quello che le sta succedendo. La giornata scorre veloce e la sera arriva all’improvviso.  In casa sua ritrova la pace. Una telefonata di Antonella,  sua amica da sempre, la distrae. Le racconta tutto quello che le è successo. Della dottoressa, come se non la riguardasse. Del suo nuovo cliente che non la convince per niente. “Ma ti pare che una persona, che agisce come racconta , abbia la freddezza di pianificare  tutto quello che ha fatto lui? Riprese con il cellulare incluse? Non me la racconta giusta, ha qualcosa di strano anche se, in certi momenti sembra sincero. Sembra voler capire di me qualcosa che non gli compete. Mi studia, non so se mi capisci. ” “Magari gli piaci no?” Anna si sente sorridere mentre risponde “Ma che vai dicendo Antonella?” “Dai scherzavo Anna! Come sempre ti fai prendere troppo dal tuo lavoro. Adesso stacca, concediti un buon bicchiere di vino  e rilassati. Respira. E vai a letto presto. Domani ci sentiamo e ci mettiamo d’accordo. Adesso la cosa importante è la tua salute. Cominciamo da lì ok? Poi tutto il resto. Lavoro compreso!  Buonanotte” Anna rimane con il cellulare in mano. Antonella è sempre talmente di fretta che butta sempre giù prima che lei possa dirle ciao. Questa volta poi prima di poterle spiegare che per lei non è mai soltanto lavoro. In studio c’è la sua vita vera ed è di quella che ha bisogno per andare avanti. Anna spegne una ad una le luci della sua casa, meno quella  della pietra di sale, che porta fortuna e allontana i brutti pensieri. Poi, seguita dalla sua  gatta entra in camera da letto. Si spoglia, infila un pigiama leggero e si mette sotto le coperte. Accende la televisione. La voce narrante di Alberto  Angela l’accompagna gentile, mentre scivola nel sonno pensando che il confine fra il  lavoro e la sua vita privata  è sempre in movimento e mai è riuscita a tracciarlo in maniera definitiva. “Magari gli  piaci” sono le ultime parole a cui ripensa prima di addormentarsi profondamente.

La mattina dopo si sente benissimo e piena di ottimismo. Quello che ha non è niente e lo supererà sicuramente. Appena arriva al piano con l’ascensore, ancora fuori dalla porta del suo studio sente delle voci. ”Le ho detto che non è ancora arrivata. Si calmi. Non posso chiamarla!” Francesca pensa,  è la voce di Francesca, la sua segretaria. Poi quel timbro maschile, forte.  “Devo vederla,  subito! Ma quando arriva? Possibile che lei non sappia niente?” Anna entra, brusca mette la borsa sulla scrivania della segretaria e si avvicina furente a Salinas, in piedi al centro dell’anticamera. “Che cosa sta succedendo Francesca? E lei cosa ci fa di nuovo qui? Non dovevamo sentirci per telefono?” “Devo parlarle!” risponde stizzito il suo cliente.  “Ma lei fa sempre come le pare? E poi che modo è di gridare? Io adesso non posso riceverla adesso, ho altri appuntamenti e poi, non eravamo rimasti che sarei stata io a chiamarla? Comunque adesso prende un appuntamento e poi torna. Davvero incredibile!” Victor si spegne all’improvviso, come un giocattolo che ha finito la carica. “Mi scusi, non volevo, ha ragione. Però era davvero urgente. Poi non dica che non glielo avevo detto! Me ne vado, poi telefono.” Ed esce dallo studio, dritto, a passo veloce. Anna lo segue con lo sguardo, poi rivolgendosi alla segretaria dice: “Mi chiami subito la Dott.ssa Luisanna del Ponte e me la passi in studio” “Va bene avvocato, subito” risponde Francesca, ancora turbata per la scena alla quale ha assistito. “Luisanna , buongiorno, sono Anna ciao, scusami il disturbo ma vorrei avere notizie su un procedimento a carico di un mio cliente. Si chiama Victor Salinas e sua figlia Carlotta, 11 anni” “Anna buongiorno a te, come stai?”

“Bene, bene, scusami l’approccio, sto bene, puoi darmi notizie su questa denuncia?” Dall’altra parte del telefono un sospiro.  “La conosci la procedura Anna,  bisogna presentare una richiesta, non si possono fare le così” “lo so bene, anzi perdonami, ma ho poco tempo, una questione personale, poi ti spiego!” “Anna, Anna, se non fossi tu a parlare penserei di aver sognato. E va bene, come hai detto si chiama la bambina?” “Victor Salinas il padre e la bambina Carlotta” “Aspetta in linea” Dopo qualche minuto “Guarda, ti è andata bene, ho il fascicolo sotto gli occhi. E’  stato nominato un CTU.” “Bene,  è quello che volevo sapere. Allora procediamo e poi ci risentiamo quando avrai la perizia va bene? Buona giornata Luisanna e grazie”

Lo stesso giorno,  pomeriggio tardo: il telefono suona a vuoto, a lungo. Anna riattacca frustrata. Dalla mattina sta provando a contattare il suo cliente, Victor Salinas, ma il cellulare suona a vuoto.  Hanno lasciato messaggi  dallo studio, inviato mail. Niente. Ora è quasi sera e lei si sente stanca. Decide di chiuderla lì per quel giorno e andarsene a casa. Al mattino quell’urgenza e adesso non risponde, davvero non ci capisco niente di quell’uomo. Di lì a 2 settimane  ha il ricovero. Deve restare concentrata su questo adesso. La sua salute è troppo importante e non vuole arrabbiarsi per cose che non c’entrano con lei. Anche se lui c’entra, perché si è presa un impegno e Anna gli impegni li ha sempre mantenuti. Sotto lo studio si avvia verso la macchina e all’improvviso lo vede. Appoggiato alla sua auto c’è lui, Victor. “Ma che fa lei qui? E’ tutto il giorno che la cerchiamo dallo studio? Perché non risponde alle telefonate? Non li vede i messaggi, non legge le mail? Che razza di sistema!” E’ arrabbiata davvero, quasi furente. Lui non risponde e la guarda in silenzio con le braccia incrociate sul petto e un mezzo sorrisetto sulla faccia. “Ma cosa c’è da ridere, mi faccia capire?” Lui torna serio immediatamente, come richiamato all’ordine superiore: “Avvocato mi scusi, sono uscito stamattina presto e ho dimenticato il cellulare a casa. Adesso volevo venire da lei, ma poi mi sono ricordato che avevo promesso di chiamare prima e allora l’ho aspettata qui.” Ad Anna questa storia comincia davvero ad andare stretta. “Cosa fa, mi segue adesso? Ma come le viene in mente di starmi addosso così? E secondo poi, come fa a sapere che questa è la mia macchina?” E’ davvero arrabbiata, sente il suo spazio minacciato. Respira e cerca di calmarsi. “L’ho vista l’ultima volta che andava via, mentre ero sotto…” risponde lui tranquillo, come fosse la cosa più normale del mondo. Anna si impone una calma che non prova e quando parla ha la sua voce di sempre, seria, distaccata e professionale: “Lasciamo perdere, la chiamavamo per dirle che hanno nominato il CTU e che l’aspetta domani mattina alle 9 in via Crivelli n 10. Dottoressa Annalisa Giordani.” Lui la guarda, con gli occhi bassi. “Ma lei viene con me?” domanda, come fosse un bambino ora, in difficoltà, davanti al mondo degli adulti. Vorrebbe rispondergli di no, ma non ci riesce “Va bene, l’accompagno  ma non potrò presenziare alla seduta mi sono spiegata? Almeno sono certa che ci arriverà puntuale. Ci vediamo domani mattina alle 8 e 30 qui sotto ok?  Buonaserata” E con queste parole lo saluta andandosene per la sua strada, poi ci ripensa, ricorda la scena della mattina: “cos’era l’urgenza di stamattina?” domanda. Lui la guarda già lontano “niente, niente, ne parliamo domani…” Sale in auto e ingrana la marcia. Nello specchietto guarda la forma dell’uomo che si allontana dietro di lei. Sta fermo ma sente uno sguardo che la segue. Poi, accende  la radio, sintonizza sul suo canale  e la musica se la porta via.

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