Domani è un altro giorno.
Regia di Simone Spada. Commedia.
Voto 9.
Domani è un altro giorno è la seconda prova di regia del promettentissimo regista romano Simone Spada, dopo il brillante e delicato Hotel Gagarin del 2018.
E’ un “cancer movie”, genere ahinoi molto diffuso ultimamente, quasi a volerci ricordare che siamo come d’autunno sugli alberi le foglie…
Ed è al tempo stesso il remake di un fortunato film spagnolo di qualche anno fa “Truman, un amico è per sempre.”
Due amici (Giallini e Mastandrea) si ritrovano per qualche giorno, a Roma. Il primo è malato di cancro e ha deciso, con gesto disperato, di sospendere le terapie, l’altro torna appositamente dal Canada, dove vive e lavora, per cercare di convincerlo e pas-sare un po’ di tempo con lui.
E c’è anche da occuparsi di Pato, un cane meraviglioso, che ha il nome del fratello di Falcao…, fedele compagno dell’uomo malato, e del suo futuro, quando il suo pa-drone se ne andrà.
La storia ha una mostruosa intensità emotiva ed è trascinata dalla superba prova atto-riale dei due, che recitano con una tale naturalezza e spontaneità da rendere impossi-bile l’identificazione straziante tra finzione e realtà.
Ci si commuove tanto, si sorride nonostante tutto, perché sullo schermo, come nella vita, riso e pianto vanno sottobraccio e si fanno le smorfie e l’occhiolino, amicizia e sentimenti alzano il loro terrapieno contro l’insensatezza della nostra umana condizione.
L’esito è scontato, ma inconsapevolmente lo spettatore fa il tifo dentro di sé, perché non arrivi la pioggia battente, l’oscurità che porta i brividi, mentre Roma regala l’immagine di un autunno elegiaco e ammiccante, che vale come inno alla vita, che passa, ma lascia dietro di sé un filo che neppure il destino potrà rompere.
Mentre passano i titoli di coda, la voce di Noemi canta “Domani è un altro giorno”, successo di Ornella Vanoni.
“E’uno di quei giorni che non hai vissuto mai, beato te, si, beato te, “e non c’è niente di più triste in giornate come queste che ricordare la felicità…”. Un film per tutti, perché tutti sappiamo e vogliamo ridere, siamo rassegnati a piangere, viviamo pensando e al tempo stesso respingendo i pensieri, e strada facendo impariamo ad accogliere il destino con dolce serenità e con gli occhi socchiusi.
Roberto Izirtap