Iniziamo con il definire che cosa vuol dire “innamorarsi”. Per Cathleen Schine ne “La lettera d’amore” è:
“come ci si innamora? Si casca? Si inciampa, si perde l’equilibrio e si cade sul marciapiedi, sbucciandosi un ginocchio, sbucciandosi il cuore? Ci si schianta per terra, sui sassi? O è come rimanere sospesi oltre l’orlo di un precipizio, per sempre?”
Se questo è vero l’innamoramento non ha nulla a che fare con l’età e ci si può “sbucciare il cuore e rimanere sospesi sul precipizio per sempre” in qualsiasi momento della propria vita.
Ma, obbiettano alcuni, l’innamoramento non è amore. Potrebbe esserne l’embrione ma perché diventi un adulto fatto occorre del tempo, della maturità, occorrono soprattutto prove da superare a convalida della sua reale esistenza.
E quindi, com’è innamorarsi a vent’anni?
Molto differente che a cinquanta?
La nostra risposta è no. Non è differente il potere che ha l’innamoramento nell’investire, come uno tsunami la riva della nostra anima. Non è differente la rivoluzione che porta. Non è differente la gioia, la pelle rinnovata, il sorriso sempre nascosto dentro gli occhi, la voglia di spogliarsi, di rendersi migliori, di fare gentilezze e smetterla di recriminare sul ” latte versato”.
Non cambia l’emozione che si prova.
E amare allora? Amare a vent’anni e a cinquanta, cambia?
La risposta, in questo caso e sempre a nostro modestissimo parere è che si, cambia. Moltissimo.
Per amare ci vuole una vita di supporto, una parete che se anche fosse ripida e impervia, è piena di chiodi e funi, e si sale in cordata, reggendosi l’un l’altro senza permettere mai all’altro di precipitare. E perdersi.
Ci vogliono prove che solo il Tempo regala.
Ci vuole mestiere, ragione, costanza e intelligenza.
E ci vuole maturità per non buttare all’aria quello che l’innamoramento sa fare benissimo e, nel bel mezzo della propria vita si può pensare di essere finalmente pronti per dire : si lo voglio.
Lo voglio, a cinquant’anni è differente. Può essere legato a qualche kg in più. Ad un segno in mezzo alla fronte. Può combinare la vela di un lavoro difficile, alla deriva di un sogno che non si è potuto realizzare.
Può essere bello e ricco, o meno bello e nemmeno ricco.
Ma può essere la persona accanto alla quale sai che ti senti felice. A posto con te stesso.
E senza bisogno di schiantarsi, cadendo giù dal precipizio. E soprattutto senza dover restare sospesi per sempre.
E sarà tutta un’altra storia.
E voi?
Cosa ne pensate?