Un paio d’anni fa, in libreria, mi sono imbattuta in questo saggio breve, pieno di brio, che ha destato la
mia curiosità a partire dal titolo: “ Il gusto della vita insieme, elogio della coppia” di Claude Habib, una
docente universitaria francese che non conoscevo ma che ho trovato interessante. E’ un saggio
controcorrente sui piaceri e vantaggi delle relazioni che durano a lungo.
Ci vuole coraggio, ai tempi dell’amore liquido, scrivere un libro che esalta le relazioni durature, il porto sicuro del menage a due. In questo mondo sempre alla rincorsa del mordi e fuggi, la filosofa e scrittrice si interroga sulle
dinamiche della vita insieme, indaga sulla felicità dell’ultima frase delle favole (E vissero felici e
contenti) che deve venire a patti con la quotidianità, dove la contentezza può declinare verso la noia e la
consuetudine finisce per allontanare qualsiasi sorpresa. Secondo la Habib questa condizione non è
male, tutt’altro.
(“Purché la noia non significhi angoscia o esistenza come prigione, perché in quel
caso, meglio la separazione” cit.). La quiete laboriosa del nido che ci siamo scelti e dove torniamo
a “ripararci” insieme e grazie all’altro, è il luogo di elezione dove troviamo noi stessi, uno spazio di autentica libertà. Del resto è nella sicurezza dell’arcinoto che riusciamo ad afferrare l’imprevisto.
Solo osservando ostinatamente il cielo notturno, sempre lo stesso, gli uomini hanno individuato delle
costellazioni e iniziato a notarne il percorso. L’unico modo per contrastare la maledizione della
prevedibilità è non appoggiarcisi come ad un muro, ma dedicarle attenzione, affinarla, farne un’arte.
Nella monotonia si liberano creatività e pensiero.
Capirsi sempre meglio è un gioco senza regole prestabilite e che si inventa di volta in volta. Questo
libro tesse un elogio appassionato e commovente della coppia ed eleva un inno alla vita insieme, che in
tutta la sua imperfezione e fragilità, continua a riproporsi come promessa di felicità nella quale,
almeno una volta nella vita, possiamo credere tutti.
A giovedi
Federica M.