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Storia breve di un uomo innamorato: capitolo 1 


L’uomo cammina spedito sulla strada. 
L’immagine riflessa che le vetrate gli rimandano è quella che più gli piace.
Blazer blu, camicia bianca, pantaloni dal taglio perfetto che cadono senza pieghe su belle scarpe lucide e comode. 
La valigetta dondola al suo fianco piena di cose importanti, gli occhiali scuri mettono al riparo la sua anima, come fossero i vetri oscurati di auto presidenziali e infine, il pezzo davvero forte della sua persona: i capelli.
Ondulati e freschi di sciampo ricordano le onde del mare.
Neri come una notte senza luna hanno qualche riflesso chiaro, che nel tempo diverrà luccicante, riflettendo vanitosi lampi di luce.
Il nostro uomo ha quarant’anni, non è sposato, ha una figlia piccola che vive con sua madre, due sorelle più grandi che badano a turno ad un padre, anziano e guardingo che  lui vede di rado.
La madre, amatissima, non c’è più.
Il lavoro per lui è tutto. Il successo. Gli altri che dicono “come bravo!”
Guadagna bene e spende molto, non lascia mai niente al caso e risponde sempre, sempre, al cellulare.
Ci contano in molti sulla sua disponibilità che non delude mai.
Capitolo a parte nella parabola meravigliosa della sua vita sono le donne.
Anzi: la donna.
Marina l’aveva conosciuta da ragazzina, a scuola. Il liceo insieme e poi l’università.
Amica di pelle, che lei aveva scura e forte, come il carattere.
Gli lèggeva dentro tutto.
Tranne l’amore disperato che non lo lasciava respirare bene e lo costringeva ad un inalatore nascosto sempre pronto a salvarlo dalle crisi di affanno improvvise.
Lei era la sua aria ma dispersa nella vita  e non poteva mai trattenerla con se.
Sposo’ un altro. 
Lui ebbe sua figlia con una ragazza passeggera del gruppo.
Ma quel passato testardo ancora non lo lascia vivere in pace.
E respirare continua a volte ad essere difficile.
Ma oggi si è fatto una promessa: basta rimpianti.
Basta aspettare.
Basta buttare la vita via così.
E se potessi m’innamorerei di un’altra persona.
E se potrò lo farò perché 
l’amore non corrisposto e mai nutrito di vera acqua muore.

E se non muore da solo lo uccido io.

Mentre cammina il nostro uomo sorride per un momento.

Questo pensiero gli da forza.
Entra nel grande portone e chiude fuori, alle sue spalle, la strada.
Sale in fretta le larghe scale dell’antico palazzo che portano al suo studio illuminato dal giorno che inizia.
Tutto uguale sembra. 
Ma dentro ha deciso.
Il futuro non muore se lascia la presa del passato.
Apre l’agenda, respira dall’inalatore e  chiama Samira per cominciare il lavoro.
I pensieri se ne vanno e la giornata comincia. 
Domani ci penserò ancora.
Domani. 

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