“Buongiorno, siete un’agenzia matrimoniale?”, “Si, buongiorno, io sono Maria Cristina, la titolare, mi dica” “È che io ho già preso molte fregature, in due agenzie diverse. Sapete che mi hanno fatto?……. Voi invece come lavorate?” Ahi ahi ahi, questo è un approccio per noi difficile da affrontare. E
sistono molte possibilità di scelta nel panorama italiano per una persona che vuole usare il canale dell’agenzia matrimoniale per la ricerca di un partner. Il tempo, sempre poco, una vita riservata, un’indole un poco più timida, molte sono le ragioni che possono spingere una persona a questa scelta ma, la cosa più difficile per chi siede dall’altra parte della scrivania e vuole offrire questo servizio è risalire la “china” di un esperienza deludente e imparare a fare sempre la famosa tara, ascoltando i racconti di chi ci chiama. Spesso la lamentela più grande è di non aver incontrato, durante il percorso con la “concorrenza” una persona che davvero corrispondesse a quanto richiesto.
Purtroppo noi sappiamo bene come la donna e in questo caso anche l’uomo siano “mobili” e quello che dicono a noi oggi , parlando malissimo degli altri, lo diranno magari ad altri un domani parlando di noi. Purtroppo di fatto non è semplice. Primo non sempre quello che una persona chiede corrisponde a quello di cui davvero ha bisogno (ed è qui che entra in gioco la nostra psicoterapeuta) secondo, a volte si viene rifiutati e, come nella favola della volpe e l’uova, è più semplice dire: a me non piaceva la persona che mi hanno fatto incontrare. Ovviamente, ad Amori&Psiche (e presupponiamo anche nelle altre agenzie) nessuno ha un fucile puntato alla schiena che obbliga ad incontrare qualcuno e la scelta finale rimane sempre del nostro cliente.
Vero è che a volte subiamo molte pressioni. Una signora ad esempio è venuta dopo circa 6 mesi dall’iscrizione e un incontro andato male (nel senso che non ha prodotto nessuna relazione) rimproverandoci la spesa fatta e lamentando il fatto di non aver ancora ricevuto nuove proposte. Possiamo spiegare ogni singola azione del nostro operato ma nei sui occhi balenava ad ogni parola la diffidenza, la perdita di fiducia, la durezza espressa da un atteggiamento sprezzante e molto molto antipatico. La stessa persona all’inizio era stata tutta moine e gentilezze. Un’aggressiva mascherata, che Maria, la psicoterapeuta aveva individuato nel test, e che a me assolutamente sembrava fantasia pura. Questa signora, se mai parlerà di noi con qualcuno, dirà che abbiamo lavorato male con lei. Ma la realtà è un’altra. Non proporre nessuno non vuole dire non lavorare, o lavorare male ma esattamente il contrario.
Quindi, caro signore che mi sta chiedendo rassicurazioni sulla nostra etica e moralità: venga di persona a conoscerci con la mente aperta. Si metta in gioco con onestà e alla fine, giudichi pure se vuole. E’ un suo diritto ma, per favore, senza parlar male degli assenti. Perchè non saremo mai più bravi noi, se gli altri lo saranno meno. Solo differenti. E di questo ne andiamo fieri. Buon martedi!