Tre Minuti di Felicità, 8° Puntata

3 MINUTI DI FELICITÀ, BLOG AMORI&PSICHE

Il giorno dopo. 

Anna e Victor sono seduti vicini in sala d’attesa. Una porta si apre e una donna snella dai capelli corti e dagli occhi accesi  si affaccia. “Il signor Salinas?” poi rivolgendosi ad Anna  saluta con un cenno del capo dicendole “Tu aspetti qui vero?” Anna risponde tirando fuori il cellulare dalle tasche “non preoccuparti, certo. Ho delle telefonate da fare” Victor si alza, come un sacco di patate senza forma, la guarda senza muoversi, dritto negli occhi. Uno sguardo interrogativo, pieno di domande. Non vuole lasciarla. Poi  lentamente scompare dentro la stanza della dott.ssa Giordani. “Allora sig. Salinas, si accomodi. Sono la dottoressa Giordani. Come sta? Lo sa perché siamo qui?” Victor, in piedi in mezzo alla stanza, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, l’espressione di chi c’è ma solo perché non può fare altrimenti risponde sgarbato: “Perché lei deve decidere  se ci sto con la testa oppure no“. Bhè, non è esattamente così, però in fondo potrebbe essere una buona interpretazione. Mi vuole raccontare cosa è successo esattamente?” Risponde sempre gentilmente la donna, ignorando appositamente il tono di sfida dell’uomo. “Di nuovo?“ replica Victor e vorrebbe avere lì vicino Anna per poterla guardare e verificare la necessità di ricominciare da capo il racconto. Ma Anna non c’è. Lui in uno scatto si gira, apre la porta che dà sulla sala d’attesa. ”Avvocato, ma questa qui non lo sa già come stanno le cose? Ma fra di voi, che ci capite, non vi parlate?” Anna si alza nervosa, gli va incontro quasi addosso e gli sibila addosso in un sussurro che soltanto loro possono sentire: ”Adesso lei torna dentro e risponde a tutto quello che la dottoressa le chiederà, anche quando è andato in bagno l’ultima volta, se lei vorrà saperlo, c altrimenti mi giro verso la porta, me ne vado e lei può fare come le pare, le va bene? ”Victor abbassa di nuovo lo sguardo, poi lo rialza, la guarda  e il viso gli si allarga in un sorriso, come se lei avesse detto la cosa più divertente del mondo ”Ma certo avvocato, le pare?”. Poi rientra, chiude con delicatezza la porta, la stessa maltrattata pochi scondi prima e comincia a raccontare,  come se dall’inizio fosse quella la cosa più ovvia che aveva in mente d fare. Più o meno usa le stesse parole già usate con Anna  e ripercorre gli eventi, dall’inizio alla fine, come uno studente preparato che interrogato dai professori ci tiene a fare bella figura dicendo tutto quello che sa. Che ha studiato. Alla fine del racconto la dott.ssa Giordani resta in silenzio per qualche istante, poi formula una domanda che non ha, apparentemente, molto a che fare con i fatti descritti: “Sig.Salinas, se avesse qui davanti sua figlia, ora, cosa le direbbe?”  Victor, preso alla sprovvista, risponde aggressivo: “Perchè lo vuole sapere?  Sta facendo un test di qualche tipo su di me? Non le basta tutto quello che le ho raccontato?” “Non si scaldi un’altra volta per piacere. Sto solo cercando di capire. Conoscere,  mi faccia usare questa parola, la qualità del suo amore per lei, per sua figlia Carlotta, mi può aiutare.” Victor sembra comprendere: “Perché l’amore può essere fatto di qualità  differenti, secondo lei dottoressa?” E senza aspettare risposte inizia a parlare, quasi a se stesso: “Le direi che farò di tutto per farle sempre sentire il mio amore. Che è una ragazza forte e intelligente  e  che io sono fiero di essere suo padre. Le direi che camminerò sempre con prudenza sulla sua terra e che non calpesterò mai i sogni che  il suo cuore fabbrica. E non le parlerò mai di sua madre in modo poco gentile perché questo lo so che non va bene farlo.  Di stare lontano da piercing e dai tatuaggi. Lo sa’ che chi si fa un sacco di segni sulla pelle nasconde un grande dolore?  Ah, gli direi anche di non mettersi quegli anelli orribili con i teschi e le collane d’oro finto. Di non maltrattare i suoi capelli. Di togliersi gli occhiali a specchio quando parla con qualcuno e di mostrare sempre il suo sguardo. Le direi: pensa prima di chiedermi qualcosa, perché io ti dirò sempre di si. E di non stare sempre attaccata al cellulare.” E così dicendo  punta gli occhi addosso alla dottoressa Giordani e per un istante sembra leggerle dentro. Un attimo ed è già passato. Poi riprende: “Non sono io quello dal quale lei si dovrà difendere. Forse è proprio la vita che è un casino, o lo sono io, soltanto.”  Gli trema  la voce mentre pronuncia queste ultime parole rendendo l’aria intorno a lui come rarefatta, trasparente. Come pacata dopo un temporale terribile.

La dottoressa Giordani rimane in silenzio. Poi scrive qualcosa su un foglio che tiene davanti a se,  appoggiato sulle gambe e infine  si alza come in   un segnale che  mette fine a quell’incontro.“Può bastare per oggi vero?”“Si” risponde la dott.ssa,” però avrò bisogno di almeno un altro incontro o due  per poter fare una relazione al giudice. Sig.Salinas, pensa di poter tornare la settimana prossima?” E dicendolo apre la porta e invita Anna ad entrare. “Da solo?” risponde lui rivolgendo ora lo sguardo verso il suo avvocato, appena entrato. Anna lo guarda e cerca di capire dall’aria che tira cosa sia successo. Tutto sembra essere normale, educato, civile. Sente gli occhi addosso della Giordani e intuisce il suo pensiero. Risponde brusca ”non sono la sua baby sitter sig. Salinas, inoltre mi sembra grande abbastanza per fare le cose da solo no?” 

Durante il viaggio di ritorno verso lo studio nessuno parla. Lei si   è  già pentita della risposta che gli ha dato e vorrebbe dirgli qualcosa, ma dare spiegazioni è come chiedere scusa e non va bene per niente. Scendono dall’auto una volta parcheggiata con cura sotto lo studio di Anna. ”Arrivederci, ci sentiamo quando avremo la relazione. Vada la settimana prossima, mi raccomando, non mi faccia fare brutte figure. Puntuale soprattutto.”“E’ la mia baby sitter per caso?” risponde lui e  arrabbiato  se ne va sbattendo la portiera dell’auto. Lei non replica, e  lo lascia andar via. Il suo tono l’ha turbata, vorrebbe ribattere, vorrebbe non aver detto quelle parole. Per assurdo, sentire di averlo offeso le dispiace adesso. Ma nel tempo del suo pensiero lui è già lontano e lei si avvia verso lo studio.

In studio , pochi minuti dopo.

Appena rientrata un’altra questione urgente la porta via. Francesca le passa subito una telefonata.

“Dott.ssa Giangiacomo buongiorno sono Anna Finzi mi ha cercata?” “Buongiorno Anna, le va bene se la ricovero il 29 dicembre? Capisco che la data non è delle migliori e che poi, probabilmente passerà l’ultimo giorno dell’anno in ospedale. Ma credo sia necessario fare l’intervento prima possibile. “si, certo, a che ora dovrò essere in reparto?” “Al mattino presto. Alle 7 se può, a digiuno. Facciamo il ricovero e la operiamo subito” “Va bene. Grazie dottoressa.” Anna è frastornata. Ben  sapendo quello che l’aspetta, l’avere il programma definito ora davanti agli occhi la scombussola, come se fosse quella la cosa grave e non l’intera faccenda.

Qualche giorno dopo.

Anna sta facendo la spesa. E’ al mercato e scegliere dal bancone le arance che le piacciono tanto. E’ assorta nei suoi pensieri e il suono del cellulare la fa sobbalzare. Guarda e non riconosce il numero che appare. “Pronto?” risponde esitante ”Pronto, buongiorno, scusi se la disturbo” “Ma chi parla?” Anna stava riconoscendo la voce, ma non voleva dirlo. E poi, come faceva lui ad avere il suo numero privato di cellulare? “Sono Victor, Salinas.” “Ma chi le ha dato il mio numero, me lo spiega per favore?” Lui sembra non sentire la sua domanda. “Devo parlarle, assolutamente. Quella   ha detto che mi vuole rivedere ancora. Lei aveva detto solo un’altra volta” Anna non crede a quello che le sta accadendo.”Quella chi, di cosa sta parlando. Io sono in mezzo alla strada non nel mio studio. E’ sabato mattina, lo sa? Mi spiega come ha avuto questo numero per favore?” La voce si abbassa “L’ho trovato.” Un sussurro la voce di lui ora. “Cosa vuol dire l’ho trovato, mica è un cane per strada un numero di telefono, Victor, dove ha preso il mio numero! Voglio saperlo, ora!” La voce di Victor si alza, arrabbiata. Grida. “Oh va bene , quanto la fa lunga. Era scritto là sulla prima pagina dell’agenda della sua segretaria, in studio, sulla scrivania. Ho dato un’occhiata così, mentre aspettavo l’ultima volta e me lo sono memorizzato, per le emergenze no? E’ il mio avvocato? Avrò diritto se ho un urgenza a parlarle? E poi senti chi parla di fare le cose giuste! Prima mi accompagna e poi mi molla, eh, come le sembra questo modo di fare? Corretto? Pulito? Non vedo gran differenza in fondo, e poi, io, almeno lo ammetto!” Anna e’ disorientata. Victor non risponde a nessuna regola. Si muove da solo dandosi poteri illimitati e sempre giustificati. Una persona così come poteva lei contenerla? La ragione serve a ben poco. Anna si calma e gli parla con tono più pacato, l’unico che a lui sembra in grado di arrivare. “Victor, mi ascolti, non è così che si fa. Questo numero è privato. Per le emergenze dello studio, no per le sue personali. Lunedì mattina venga presto in studio, alle 9 diciamo e parleremo bene di tutto. Ok?” “Va bene, chiedo scusa Miss, Buona giornata.” E riattacca, senza salutare. Incredibile, pensa, vuole anche avere ragione e riprende il suo giro in uno stato di agitazione che fatica a contenere.

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