Personalmente ho iniziato a piangere per un amore finito a 14 anni.
Lui ne aveva 17 , si chiamava Luciano Lamberti e lavorava con il padre in una piccola impresa edile famigliare.
Lo avevo conosciuto al mare, con la mia amica Silvia, mentre scorrazzavamo libere e allegre, sempre a piedi scalzi sopra i sassi morbidi di una spiaggia adoloscenziale.
Era simpatico, allegro e ovviamente molto molto bello.
MI alzavo ogni mattina con il cuore già in gola e sgusciavo fuori dalla roulotte del campeggio per andare alla spiaggia ad aspettare di vederlo arrivare.
Poi, con il fiato sospeso, rimanevo là, anche tutta la mattina, fino a quando lui non si avvicinava al mio asciugamano, si sedeva accanto a me sorridendo e la giornata prendeva finalmente un senso reale.
Il primo bacio difronte al fuoco una sera e la sensazione bellissima delle farfalle nella pancia.
Poi rientrammo ognuno alle nostre vite.
Io a scuola con gli occhi lucidi e lui ad un lavoro prematuro che lo aveva reso sfacciato e maturo, un uomo fatto praticamente, ai miei occhi di ragazzina.
Negli anni la vita ha portato al mio cuore molte gioie e molti dolori, molte farfalle volate poi via, senza mai deludermi davvero fino in fondo e questo credo sia stato il mio vero segreto.
Mai sono rimasta davvero così male da non permettere ai miei occhi di asciugarsi.
A qualsiasi età è lecito piangere e ridere, per amore.
A qualsiasi età il nostro cuore ha diritto di aspettare uno sguardo di quel genere là, che ti mette sottosopra il cervello e che ti fà prendere la macchina per guidare tutta la notte verso braccia che ti accolgano ridendo della sorpresa.
A qualsiasi età puoi ancora soffrire per una delusione che non ti ha riportata a scuola, ma ad una vita ugualmente piena di obblighi concreti.
Ma lasciamo che le lacrime vengano asciugate dal vento della vita e che altri fuochi nella notte possano essere accesi.
Altre attese, altri respiri, altri baci appassionati.
Perchè il libro degli eventi è sempre scritto a metà e questo, credeteci,
sempre e a qualsiasi età.